Un gruppo può essere definito come un insieme di individui che interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente e che condividono, più o meno consapevolmente, interessi, scopi, caratteristiche e norme comportamentali.

Per quanto riguarda  l’interrelazione tra le parti di un gruppo, la Lewin fa riferimento al interdipendenza del destino e del compito. L’interdipendenza del destino costituisce un elemento macroscopico di unificazione, nel senso che qualunque aggregato causale di individui può diventare gruppo se le circostanze ambientali attivano la sensazione di condividere la stessa sorte. A tal proposito si può citare un episodio nota come “sindrome di Stoccolma”. Interdipendenza del compito costituisce un elemento più forte e diretto di unificazione, perché lo scopo determina tre membri un rapporto di ripercussione circolare degli esiti. Interdipendenza del compito può essere positiva o negativa: nel primo caso, si ha collaborazione ed il successo di tutto il gruppo; nel secondo caso invece, sia competizione e la riuscita di un membro a discapito degli altri. Entrambi i tipi di interdipendenza creano dinamiche che incidono sulla produttività del gruppo è sul clima interno.

Sherif considera il gruppo come una struttura di status, ruoli, valori e norme, che si forma dall’interazione, nel tempo, di individui con motivazioni, interessi, problemi comuni. La ripetuta interazione in nome di un interesse comune non implica omogeneità di compiti e funzioni tra i membri, ma al contrario, nel corso del tempo si ha la progressiva distinzione specializzazione delle attività svolte e la conseguente diversificazione dei tuoni, dello status e del potere: infatti, i soggetti nel gruppo sperimentano differenti livelli di efficacia delle proprie iniziative, ossia alcuni di loro vedono il successo sistematicamente più spesso degli altri. Gli elementi che strutturano e definiscono un gruppo sono quindi l’organizzazione di ruoli e status, la divisione funzionale, la stratificazione delle posizioni ricoperte e del potere correlato, un complesso di norme e valori di regolanti i comportamenti individuali e collettivi almeno nei settori di più frequente impegno. Ogni gruppo non abita isolata, ma opera in situazioni di scambio con gli altri aggregati, perciò non è possibile scendere l’analisi intragruppo dall’esame intergruppo. Perfetto di questo scindibile collegamento, ogni aggregazione sociale muta la sua struttura nel corso del tempo e le variazioni longitudinali avvengono a scopo di perfezionare l’adattamento all’esterno.

La teoria di campo di Lewin spiega il comportamento in relazione al campo in cui lo stesso si verifica. Secondo Lewin in ogni oggetto, mutevole noi, alla sua valenza, positiva o negativa. Queste valenze sono forze psicologiche che ci spingono in una direzione piuttosto che in un’altra. Ci avviciniamo così alle forze positive e tendiamo ad allontanarci da quelle negative. L’ambiente avendo anche una valenza, può determinare il comportamento della persona che in quella ambiente (spazio vitale o campo psicologico o ambiente psichico) si  relaziona. L’interazione tra la persona e l’ambiente determina quindi il comportamento è il comportamento a sua volta agisce nella loro costruzione. Il campo psicologico presenta un insieme di zone interdipendenti, passate presenti e future, che coesistono, e che possono influire sulla persona e sono:

  1. Lo spazio di vita: dato dalla rappresentazione psicologica soggettiva che la persona dell’ambiente.
  2. I fatti sociali e ambientali: ciò che accade oggettivamente senza che ciò influenza in quel momento lo spazio di vita della persona.
  3. La zona di frontiera: dove lo spazio di vita e del mondo esterno si incontrano, rappresenta quindi il confine tra oggettività e soggettività.

Lewin vede il gruppo come un solo fenomeno no come un insieme di più fenomeni, un’unità unica quindi, una totalità. Il gruppo è una struttura in continuo divenire, complessa in quanto entrano in gioco più relazioni, ruoli, canali di comunicazione, esercizi di potere. Non è quindi una realtà statica ma dinamica e racchiude in sé confini, forse tensioni che producono mutamenti. Nel gruppo l’azione di ogni persona modifica sia le altre persone che il gruppo stesso,  ed anche l’azione del gruppo viene modificata sia dalle azioni che dalle reazioni degli altri, interdipendenza. Questo comporta cambiamenti e riequilibri. Nonostante il gruppo sia dinamico tenderà sempre all’equilibrio attraverso forze che tendono all’Unione e forze che tendono alla disgregazione. Un gruppo sociale è formato da persone che  volarmente interagiscono. Il fatto che le interazioni siano costanti fai modo dei partecipanti si sentono uniti ed abbiano un’identità sociale. Invece sono gli altri dati, individui cioè senza particolari legami tra di loro che si trovano nello stesso momento nello stesso ambiente.

I T-group nascono nel 1946 quando Lewin osservò che dare informazioni ai partecipanti di un gruppo sul loro modo di interagire e sui loro atteggiamenti fai in modo che l’apprendimento sia più efficace in quanto non sono cognitivo ma anche emotivo. La parola T-Group è l’abbreviazione di sensitive Training Group che significa gruppo di addestramento alla sensibilità. Può essere definito come una situazione di apprendimento in cui gli individui che vi partecipano acquistano sensibilità e fenomeni del gruppo, ed affinano la percezione che hanno di se e degli altri. Nel momento in cui si vive l’esperienza, si riflette sull’ esperienza stessa,  concetto di riflessività. Secondo Lewin infatti, ogni persona ha bisogno del gruppo per definire la propria identità, per esprimere se stessa ed i suoi molteplici aspetti. Nel T-group i partecipanti si immergono nella situazione, e ciò che avviene nel gruppo lo vivano e analizzano in maniera simultanea.  Il conduttore, introduce l’esperienza e dichiara gli obiettivi, i ruoli, i tempi e la metodologia e lascia che dal nulla a nascano le interazioni diventando anch’esso parte del gruppo. T-Group sono utili a stimolare i processi di cambiamento sia personali che sociali oppure organizzativi.

Il termine action research coniato da Lewin si riferisce ad un modello di ricerca che collega la ricerca stessa al cambiamento e al miglioramento dei sistemi sociali con i quali viene in contatto. Nel momento stesso in cui si riconosce la realtà, si opera per modificarla. La ricerca azione studia in che modo avviene il cambiamento ed in quale misura, quali sono i fatti che possono ostacolarlo, quali interventi adottare nel caso il cambiamento non avvenga, quali sono gli effetti dell’intervento nel breve e lungo termine: stesura delle ipotesi e obiettivi, attuare le strategie per applicare il cambiamento, verificare gli effetti dell’intervento, aggiustare riformulare le ipotesi e gli obiettivi. Tra i ricercatori e gli operatori c’è un rapporto di parità e confronto e collaborano nel definire i problemi oggetto di indagine, così come collaborano nell’impostazione e nello svolgimento della ricerca. Anche i destinatari dell’intervento sono quindi coinvolti direttamente.

Una tecnica utilizzata spesso nelle ricerche/intervento è quella del focus Group. Il focus group è un intervista guidata da un conduttore esperto, che prevede una discussione tra un gruppo di persone su un argomento oggetto di indagine. In ambito clinico una tecnica molto utilizzata nelle terapie di gruppo e quella dello psicodramma, ideato da Levi Moreno, una situazione psicoterapeutica di gruppo che si basa sulla messa in scena da parte dei pazienti i ruoli liberi che esprimono le loro tensioni e problemi.