L’emozione può essere definita come una reazione avente valore adattivo, determinata da esperienze piacevoli o spiacevoli, caratterizzata da peculiari reazioni somatiche e da determinate qualità affettive o come il prodotto dell’interazione tra manifestazioni fisiologiche e processi psicologici.
La prima teoria chiara e coerente sull’emozione è stata la teoria di Jones-Lauge, la quale affermava che, contrariamente al senso comune, erano le componenti espressivo-motorie ad attivare, e quindi a procedere, gli elementi di valutazione cognitiva ed esperienziale. In altri termini, quando nell’ambiente si verifica un avvenimento emotivamente rilevante,
questo provoca un attivazione fisiologica a livello periferico la cui percezione da parte dell’individuo da luogo l’esperienza emotiva.
La teoria di Cannon-Bard, all’opposto, affermava che era la percezione degli stimoli ad attivare l’ipotalamo, il quale a sua volta, provocava modificazioni somatiche e comportamentali. I centri di attivazione,
controllo e regolazione delle emozioni sono localizzate a livello centrale, nella regione talamica. I Segnali nervosi provenienti da essa, infatti, sarebbero in grado di provocare sia l’attivazione delle risposte espressivo-
motorie e del sistema viscerale, sia di dare luogo a l’esperienza soggettiva tramite le sue connessioni con la corteccia cerebrale. Secondo questi autori, le modificazioni somatiche successive ad uno stimolo emotivo avrebbero dei tempi di comparsa eccessivamente lenti per pensare che possano
precedere la valutazione cognitiva del medesimo; l’induzione artificiale,
mediante sostanze chimiche, di risposte fisiologiche tipiche di emozioni
estreme non produce l’esperienza di quelle stesse emozioni.
L’approccio comportamentista di Watson, non si occupa dell’ elemento soggettivo delle emozioni, ma piuttosto delle azioni legate alle emozioni. Osservando i neonati ha individuato tre componenti emotive del neonato: amore, ira e paura; emozioni di base dell’individuo che attraverso condizionamenti (apprendimento), si moltiplicano e si diversificano con lo sviluppo.

Psicologa roma Via Pinerolo 22
Secondo l’approccio evoluzionistico di Darwin, i suoi successori hanno sottolineato la continuità e la somiglianza delle espressioni emotive umane con quelle del mondo animale sostenendo che le emozioni sono risposte
adattive innate uguale in tutte le culture e indipendenti dall’apprendimento.
Appartengono a tale approccio gli studi di Ekman, che propongono una differenziazione categoriale delle emozioni viste come stati discreti, universali, innati. Per Ekman, le emozioni sono solo sei: rabbia, paura,
tristezza, disgusto, felicità e sorpresa. Ekman, in alcune ricerche, mostro la sostanziale universalità espressiva di alcune emozioni, tuttavia, da ciò non si può estrapolare l’identità e la sovrapponibilità del loro significato personale. Secondo Lazarus, adottando una prospettiva cognitivo fenomenologica, si evidenzia il primato dei processi cognitivi, pensiero in memoria, come
aspetti causali della risposta emozionale. Le emozioni sono stati organizzati e complessi, che consistono in valutazioni cognitive, reazioni somatiche, impulsi di azione; ogni tipo di emozione nasce da configurazioni diverse di queste componenti. Egli ritiene che, una elaborazione della valenza e della
rilevanza degli scopi, sia pur minima, sia indispensabile perché si produca una reazione emotiva. Contrario all’idea delle emozioni universali e innate, sostiene che le emozioni fondamentali siano alcune combinazioni essenziali di diverse componenti di base, come interpretazione e valutazione. Le
emozioni non sono semplici risposte a stimoli situazionali ma rispecchiano le implicazioni personali, le conoscenze e l’esperienza passata. L’emozione è attivata dalla valutazione cognitiva da parte dell’individuo degli effetti che le circostanze produrranno nel suo benessere. Il risultato di ciò, modella e
organizza le altre componenti della risposta emozionale come l’espressione facciale, il vissuto, la tendenza all’azione. Scherer considera le emozioni come generate da un processo incessante di valutazione degli stimoli, valutazione che avviene attraverso la
successione in sequenza di molti controlli (check); ogni controllo produce a sua volta cambiamenti corrispondenti ai vari sottosistemi che definiscono le risposte emozionali. Il merito di Sherer è l’aver visto l’emozione come una costruzione complessa che prende forma nel tempo e alla quale concorrono diverse componenti. L’emozioni in tale ottica sono come un sistema di
informazioni, ovvero uno scambio tra organismo e ambiente. L’informazione in entrata passa attraverso una serie di controlli nel momento in cui viene accolta dall’organismo che funge un po’ come un
computer che prima di mettersi in moto compie una serie di controlli su di informazione. I 5 tipi di controllo sono: controllo e novità dello stimolo, piacevolezza o meno dello stesso, importanza rispetto ad obiettivi e bisogni, affrontare-controllare la compatibilità dello stimolo con il concetto
di sé e le norme sociali. Tutto ciò costituisce in gradi diversi, l’articolazione e la complessità dell’esperienza emotiva e rifletto non diverso
coinvolgimento cognitivo. Le emozioni hanno diverse funzioni: la valutazione in termini cognitivi degli stimoli ambientali (componente
cognitiva), un’attivazione del sistema nervoso centrale, autonomo, endocrino (componente fisiologica), un’espressione corporea, vocale e mimico-facciale (componente espressivo-motoria), una riflessione soggettiva sull’esperienza ed un vissuto emozionale, con un attribuzione di nomi aspecifici stati emotivi (componente soggettiva o dell’esperienza
emozionale), una predisposizione ad agire, ad elaborare piani per realizzare scopi e soddisfare i bisogni (componente motivazionale).
Secondo Lazarus, le emozioni possono essere considerate come dei segnali che indicano la necessità di prepararsi all’azione per far fronte ad un emergenza dell’ambiente: impulsi ad agire, azioni mentali. Esse possono essere inibite qualora il controllo abbia esito negativo. Concetto analogo è quello di coping, che indica le strategie con cui l’individuo affronta la situazione emotiva. Di fronte ad un problema che provoca in noi una risposta emotiva possiamo cercare di affrontarlo, utilizzando una strategia focalizzata su di esso: lo affrontiamo. Se ciò non fosse possibile possiamo cercare di controllare gli effetti negativi di una reazione emotiva troppo
intensa attraverso varie strategie di coping: accettare il confronto, prendere le distanze, autocontrollarsi, cercare il sostegno sociale, accettare la responsabilità, fuggire, pianificare la produzione, rivalutarsi positivamente. Il colloquio è un importante strumento di indagine sulle emozioni, poi che consente di cogliere tutto ciò che concerne la comunicazione non verbale: la postura, i gesti, l’intonazione della voce, lo sguardo e così via. Infatti, soprattutto attraverso tale canale comunicativo si possono cogliere emozioni esperite inconsciamente. Essenziale per esplorare livello emozionale è l’empatia: un colloquio del condotto e l’empatia possono
aiutare a far tornare in superficie le emozioni legate perché incompatibili con altre istanze della persona o con le richieste dell’ambiente sociale.
L’approccio comportamentista propone la possibilità del trattamento delle emozioni esagerate, disfunzionali, alla base di fobie, tramite le tecniche di decondizionamento.
Nell’ambito giuridico assumono una particolare importanza alle condizioni di esposizione all’evento e le caratteristiche disposizionali del testimone in quanto possono falsare la percezione di quanto accaduto.
Alcuni ritengono che l’emozione danneggi la memoria provocando amnesie retrograde da cui non è possibile recuperare il materiale originario. Altri che sia possibile recuperare anche a distanza di molti anni. La respirazione
post evento può incidere sul ricordo tendendo a semplificare il ricordo o a renderlo coerente con l’esperienza abituale preservando nel nocciolo. In campo clinico è importante osservare la congruenza tra il vissuto emotivo
che l’individuo mostra e quello che comunica verbalmente, per analizzare la gravità della patologia e livello di realtà. L’indice di congruenza tra stato emotivo e codice verbale viene utilizzato come indice diagnostico della
gravità della patologia, del contatto con la realtà e del modo in cui la persona si relaziona a se stessa.