L’elemento che caratterizza il passaggio da una fase di insoddisfazione rispetto al rapporto alla decisione di separarsi o il passaggio dalle fantasie di fuga alla messa in atto di comportamenti di allontanamento e rottura è rappresentato dall’emergere, più o meno improvviso, ma comunque perentorio e inevitabile, di un vissuto di intollerabilità relativo al legame di coppia e alla prospettiva del suo perdurare nel tempo. Il vissuto dell’intollerabilità rispetto al rapporto non richiede necessariamente una condivisione, ma è il risultato di un insieme di fattori che fanno riferimento alla storia personale, alle aspettative inerenti al rapporto di coppia, a nuovi bisogni maturati nel tempo, a una diversa progettualità di vita. In particolare, il senso di intollerabilità va più propriamente riferito alla non accettabilità Dell’immagine di sé e con la quale la persona dovrebbe confrontarsi mantenendo il rapporto con il partner da questo punto di vista appare chiaro che l’altro coniuge potrebbe invece ritenere intollerabile per sé anche la semplice possibilità di separarsi. Nel panorama delle situazioni di separazione possiamo incontrare persone che sono portatrici di un intollerabilità dolorosa e persone che assumono un atteggiamento di intollerabilità trionfante nei confronti del rapporto: la legge la spartizione di queste posizioni è spesso alla base delle maggiori difficoltà rispetto al superamento evolutivo dell’esperienza di rottura del legame. Un primo livello di lettura della separazione come evento critico che si inserisce nel ciclo di vita personale e quello legato al rapporto tra l’evento stesso e l’organizzazione personale dell’individuo, il suo senso di identità stabile, il vissuto di continuità che si mantiene nonostante l’esperienza di discontinuità. Sul piano puramente quantitativo, entrambi devono fare i conti con una ridefinizione dell’investimento personale un rapporto, che poteva essere di rilevante entità anche perché di fatto ha preso l’iniziativa della rottura: la dimensione del subire o dell’agire è invece più pertinente alla lettura relazionale della crisi, alla definizione della qualità del vissuto emotivo e del tipo di atteggiamento ad attivo che ciascun coniuge assumerà in relazione a quelli dell’altro. Per quanto riguarda gli aspetti qualitativi della risposta emotiva alla separazione, determinati dall’impatto che questo evento assume sui presupposti personali dell’appartenenza al rapporto, si ritiene che il tema di fondo sia costituito inevitabilmente dalla perdita dell’appartenenza stessa, intesa come vera e propria amputazione di una parte di sé. Altri aspetti emotivi emergenti nella prima fase della separazione sono invece riferiti allo scambio interattivo dei partner, alle vicende complessiva del rapporto, ai ruoli assunti nella decisione della separazione.
L’emergere del senso di inadeguatezza e dell’auto svalutazione piuttosto che della rabbia o della colpevolizzazione dell’altro sarà determinato sia dal comportamento dell’altro sia dalla maggiore o minore accettabilità personale di una o dell’altra posizione. Le connotazioni agonistiche, sono indubbiamente costitutive del rapporto, connesse come sono con la peculiare dinamica del potere. È quindi inevitabile che nella vicenda separativa trovino Un momento di particolare esasperazione, anche perché spesso è dai problemi nella gestione e nella distribuzione del potere che possono scaturire situazioni di separazione. Al tempo stesso, le dinamiche agonistiche, la lotta, la conflittualità relativa al senso di sottomissione e di prevaricazione, rappresentano un potente elemento di anestesia rispetto ai più dolorosi sentimenti di perdita. Non si tratta di stigmatizzare la dimensione agonistica come disfunzionale rispetto alla risoluzione del rapporto in termini evolutivi. Al contrario, non è corretta una diffusa connotazione negativa della conflittualità, proprio perché la contrapposizione rappresenta la premessa per la differenziazione dall’altro e per l’avvio di modalità negoziali di gestione della separazione. Bisogna puoi collocare, imposizione di particolare gli evo, la quota di definizione dell’immagine complessiva di sé legata alla dimensione genitoriale. La dimensione dell’identità gruppale di entrambi i partner che si separano viene inevitabilmente sottoposta alla necessità di una ridefinizione che può richiedere adattamenti di tipo diverso e sollecitare differenti vissuti emotivi in relazione alle diverse caratteristiche dei contesti terzi, alle diverse istanze di simboli, specifici, terzi propongono a chi si sta separando rispetto al suo ruolo e alle caratteristiche del rapporto. Le emozioni negative tipiche della percezione di perdita della sintonizzazione e della condivisione dei codici e delle aspettative di un gruppo di appartenenza sono rappresentate dalla colpa e dalla vergogna, connesse con il senso di giudizio o di critica svalutante atteso dal gruppo o da precise persone nei confronti della propria situazione o del proprio comportamento. Il sentimento della polpa fa maggiormente riferimento all’aspettativa di un giudizio, connesso con una svalutazione di sé quale responsabile di eventi negativi e dell’aver procurato danno agli altri, mentre quello della vergogna è più carico di una connotazione agonistica legata a una svalutazione di sì in qualità di soccombente, di un adeguato in quanto non al altezza e quindi oggetto di critica valutante da parte degli altri. Il comportamento conseguente all’emergere delle due diverse emozioni si differenzia in quanto sulla spinta della corpo tenderà a essere rafforzato il senso di appartenenza al gruppo in una posizione di attesa del giudizio, ma anche di ricerca del perdono e della riparazione del danno provocato, mentre il senso di vergogna conduce all’allontanamento dal gruppo, all’insostenibilità del mantenimento di un’appartenenza inevitabilmente connessa con un’immagine in accettabile di sé.
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