Linguaggio permette almeno due importanti funzioni, quella comunicativa e quella simbolica e di astrazione. Quest’ultima capacità di astrarre e di utilizzare simboli è talmente importante per lo sviluppo l’Impiego del nostro pensiero che il rapporto tra il linguaggio e pensiero è uno dei temi che sono stati più ampiamente discussi.
Alla metà degli anni 50 sul sito molto interesse la teoria nota come ipotesi del relativismo linguistico proposta da Whorf. Pensiero dipende dal linguaggio in quanto il linguaggio formale idee fondamentali dell’uomo. Secondo Whorf il mondo viene percepito e categorizzato in maniera differente dalle persone sulla base delle strutture linguistiche fornite dalla loro lingua madre. Il nostro pensiero è la nostra percezione della realtà dipenderebbero dalla lingua in uso nella nostra cultura.
Secondo Bruner lo sviluppo avviene nel senso di una sempre più marcata indipendenza della condotta dalla stimolazione esterna e ciò viene per l’instaurarsi di processi rappresentativi. Tre sono i punti fondamentali della sua teoria: il pensiero si oggettiva in sistemi rappresentativi tra i quali c’è il linguaggio; il sistema rappresentativo usato non è indifferente all’efficienza del pensiero e linguaggio è il sistema rappresentativo più efficiente; il linguaggio offre all’individuo degli strumenti per pensare elaborati dalla cultura della sua comunità linguistica. Il primo punto può essere ulteriormente elaborato consolando una rappresentazione profonda, astratta, dei pensieri che viene proiettata in una struttura superficiale secondo determinate regole di realizzazione. Questa concezione può essere fatta risalire alla linguistica generativo-trasformazionale, che distingue una struttura profonda, comune a tutte le lingue, è una struttura superficiale ottenuta attraverso regole di trasformazione della struttura profonda. La natura psicologica della struttura profonda è rappresentata dalle strategie percettive, dagli schemi senso-motori, dagli schemi di categorizzazione, cioè dagli stessi prerequisiti cognitivi del linguaggio. Non vi è quindi un problema di rapporti tra linguaggio e pensiero come processi distinti. L’attività cognitiva si oggettiva, in tempi diversi, in diverse modalità che si potenziano l’un l’altra.
Per Chomsky scopo della linguistica deve essere quello di spiegare quali sono le regole implicite o esplicite che colui che parla una lingua deve possedere per poter usare correttamente quella lingua. Chomsky assume che esiste una predisposizione innata ad acquisire qualsiasi lingua. Infatti, tutti i bambini esposti ad una lingua qualunque, acquisiscono in un tempo relativamente breve le capacità di capire e produrre un numero potenzialmente infinito di frasi di quella lingua. Chomsky distingue tra competenza ed esecuzione. La prima è definita come l’insieme di conoscenze che il parlante deve possedere per essere in grado di produrre e comprendere un numero potenzialmente infinito di frasi. La competenza si riflette nell’esecuzione la quale comprende manifestazioni linguistiche reali del soggetto. L’esecuzione non è determinata dalla sua competenza ma influenzata da parecchi fattori extralinguistici come le limitazioni della memoria hai problemi di attenzione.
Gli studi di Brown in accordo con l’ipotesi chomschiana, mostrano come i bambini sviluppino delle vere e proprie regole linguistiche le quali inoltre vengono acquisite in una successione temporale fissa. Che nell’acquisizione della propria lingua il bambino non si limiti semplicemente a imitare ciò che senti dagli adulti è indicato dal fatto che tutti i bambini per una determinata fase commettono errori ipercorrettivi.
Bernstein assume della teoria di Chomsky la distinzione tra la nozione di competenza è quella di performance, cioè l’uso effettivo del linguaggio nelle scelte e nelle loro deviazione dal modello della competence. La teoria di Bernstein si fonda principalmente sull’ipotesi che la struttura delle relazioni sociali dei termini gli usi e le scelte linguistiche (performance) dei parlanti. A loro volta i comportamenti linguistici, socialmente modellati, orienterebbero l’accesso verso diversi universi simbolici di conoscenza e altri libero sul comportamento sociale favorendo inibendo le possibilità di mobilità sociale. Bernstein descrive due differenti sistemi di uso linguistico definendoli codice elaborato e codice ristretto Il codice elaborato lascia ampia libertà alle scelte linguistiche dei parlanti permettendo di esprimere differenziare contenuti semantici complessi scarsamente prevedibili. Il codice ristretto concede una libertà molto ridotta alle scelte linguistiche del parlante è presente massima prevedibilità negli aspetti sintattici e semantici delle espressioni. L’uso esclusivo del codice ristretto ed beccherebbe la struttura delle relazioni sociali ed interpersonali della classe operaia; l’uso del codice elaborato rispecchierebbe la struttura delle relazioni sociali interpersonali della borghesia.
L’analisi delle capacità comunicative linguistiche riveste un’importanza decisiva per l’individuazione precoce di ritardi e la programmazione di un piano di prevenzione. Tra gli strumenti più recenti e specifici che analizzano lo sviluppo del linguaggio vi è il Questionario sullo sviluppo Comunicativo e Linguistico e il test di valutazione del linguaggio T.V.L. In ambito clinico e terapeutico linguaggio svolge un ruolo primario. Il colloquio, che consente, in ultima analisi, un’interazione tra due individui, rappresenta uno degli strumenti diagnostici e terapeutici elettivi. Un’altra ambito applicativo in cui lo studio del linguaggio risulta centrale, è quello dei disturbi del linguaggio. Tra i principali disturbi del linguaggio in ambito neuropsicologico di sono l’afasia di Broca e l’afasia di Wernicke.
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