La tensione muscolare, la mente che si inonda di preoccupazioni, progetti, invece di lasciarsi andare a Morfeo, e le cattive consuetudini di sonno sono le maggiori cause dell’insonnia. Quando dormiamo, stiamo in realtà sperimentando quello che viene definito come un fenomeno fisiologico attivo: il sistema nervoso centrale e quello autonomo concorrono per ottenere questo stato, le cui proprietà sono: la sospensione dello stato di veglia e della percezione attiva. Si definisce insonnia lo stato in cui un individuo percepisce il proprio sonno come carente, incompleto, o non soddisfacente; in altre parole quando una persona non riesce a trarre i normali effetti benefici dal riposo poiché dorme troppo poco oppure dorme male.
La carenza di sonno, non è un problema di per sé, perché ognuno, solitamente, dorme sulla base dei propri bisogni. Tuttavia, se si riposa, per diverso tempo, un numero di ore inferiore a quello di cui si sente la necessità, il debito di sonno aumenta e ci si sente stanchi, poco reattivi e affaticati, più irritabili e ansiosi, con difficoltà di concentrazione e di memoria. A risentirne, così, sono il nostro umore, le nostre attività quotidiane, le nostre relazioni e, in generale, il nostro benessere psico-fisico. Il sonno è infatti uno stato fondamentale e indispensabile per il nostro organismo che durante il sonno può rigenerarsi, crescere e fissare in memoria le esperienze fatte durante la giornata.
L’insonnia fa parte di un gruppo di disturbi del sonno, le dissonnie, dovuti ad alterazioni di ritmo, quantità e qualità del sonno, così come le apnee notturne e le ipersonnie (narcolessia). Un altro gruppo di disturbi del sonno è quello delle parasonnie, caratterizzate dalla presenza di un evento anomalo e indesiderato nel corso del sonno, o nelle fasi di passaggio tra la veglia ed il sonno. Ricordiamo tra le parasonnie, il sonnambulismo, il sonniloquio (parlare durante il sonno), gli incubi, l’enuresi (minzione involontaria), il bruxismo (digrignare i denti), la sindrome delle gambe senza riposo (movimenti involontari e prolungati delle gambe, che impediscono l’addormentamento).
L’insonnia non è una malattia univoca ma si presenta in tanti modi diversi, ecco perché in clinica viene categorizzata tenendo conto di almeno tre fattori: la sua durata, le possibili cause e la tipologia. La durata dell’insonnia varia da soggetto a soggetto e può subire variazioni nel corso della vita di una stessa persona. Può trattarsi di insonnia occasionale, che dura da una a tre notti e solitamente è legata a periodi di tensione emotiva; transitoria, che dura da tre notti a tre settimane; o cronica, se dura più di tre settimane.
Tra le varie cause dell’insonnia si possono distinguere due tipologie: l’insonnia primaria o non organica, quando l’individuo è sano e non ci sono cause, apparenti e fisiologiche, che spieghino l’insonnia; e secondaria, quando l’insonnia è causata da altre malattie fisiche o altri problemi psicologici. Per quanto concerne l’ambito psicologico, le cause possono essere davvero numerose e svariate, ma in genere le più frequenti sono rappresentate da problematiche di natura ansiosa, depressiva, personologica, psicotica o traumatica. Quella traumatica è un tipo di insonnia di natura psicogena e per questa ragione può non essere suscettibile ad un approccio unicamente neurologico. Quando i pensieri, i ricordi, sul trauma si fissano in maniera errata nella nostra memoria, quasi come dei virus informatici, questi tenderanno a manifestarsi, successivamente, sotto forma di molteplici tipologie sintomatiche, una delle quali, appunto, è spesso l’insonnia.
Vi sono diversi tipologie di insonnia, suddivise in base alle caratteristiche che assume l’episodio di sonno: distinguiamo l’insonnia iniziale, quando il paziente fatica ad addormentarsi; centrale, caratterizzata da frequenti e sostenuti risvegli durante la notte; e tardiva, caratterizzata da risveglio mattutino precoce. Esiste anche un’insonnia soggettiva, come abbiamo accennato in precedenza, ovvero la sensazione di dormire poco e male, nonostante i dati oggettivi dimostrino il contrario e la persona dorma più o meno regolarmente.
L’insonnia si presenta come un sintomo, e quindi come il campanello di allarme di un disagio sottostante, solitamente inespresso. Il più delle volte, tale malessere può essere stato causato da situazioni particolarmente dolorose e difficili da affrontare ed elaborare.
Di diretta competenza dello psicologo sono quelle che abbiamo definito insonnie primarie, che rappresentano il 15% di tutte le forme di insonnia. Tuttavia, anche nelle altre tipologie di insonnia, la valutazione dell’esperto della psiche’ può risultare utile ed efficace.
La rieducazione al sonno passa, prima di tutto, per la correzione degli errori più comuni commessi dai soggetti che ne soffrono. E con un ‘diario del sonno’, strumento che, spesso, fa parte del trattamento, lo psicologo oltre a valutare al meglio il disturbo evidenzia e corregge anche quelli che sono i comportamenti ruba-sonno messi in atto dall’individuo. Uno degli errori più frequenti, per esempio, è stare troppo tempo a letto, nella speranza che almeno ci si riposi. Fondamentale sbaglio che innesca meccanismi di frustrazione e di stress. Tra gli errori da evitare, quindi, vi sono anche quelli di anticipare l’ora di andare a letto o cercare di fare sonnellini durante il giorno: sforzarsi di dormire non porta a nulla se non ad aumentare il senso di frustrazione dovuta alla carenza di sonno. Sbagliato anche fare attività fisica troppo a ridosso dell’ora del sonno. Infatti, fare una passeggiata di cinque minuti poco prima di andare a letto, come portare a spasso il cane, o una qualunque attività, ritarda di circa un quarto d’ora l’arrivo del sonno e conseguentemente l’addormentamento. E’ molto frequente, inoltre, andare in palestra tardi per stancarsi, con l’idea di dormire sopraffatti dalla fatica. E trovarsi, in realtà, a letto con gli occhi sbarrati. Sconsigliato, dunque, l’esercizio fisico intenso entro le tre ore dall’appuntamento con il letto. Da evitare poi attività, anche passive, che portano allo stare svegli e vigili. No, quindi a cercare di addormentarsi davanti alla tv o a chattare prima di andare a letto.
Tra le buone abitudini per favorire il sonno, ammesso invece il bicchiere di latte ricco di sostanze benefiche che favoriscono l’addormentamento, i triptofani. Validi anche bagni caldi, pediluvi, doccia calda. Far alzare la temperatura periferica del corpo può servire, soprattutto, se si raffredda la temperatura interna con una bevanda refrigerante, che però non troppo fredda. Si può operare, infatti, sui centri che controllano il ritmo sonno-veglia variando proprio la temperatura del corpo. La regola d’oro resta comunque quella di puntare su orari e ritmi regolari, senza sottovalutare il week-end.
Curare l’insonnia con il supporto dello psicologo, inoltre, è un’opportunità importante per tutti e, soprattutto, per chi deve evitare i farmaci, come bambini, donne in gravidanza e anziani. Negli ultimi 20 anni sono state messe a punto strategie d’intervento, non farmacologico, per curare l’insonnia che si sono rilevate molto efficaci sia nel migliorare la qualità del sonno degli insonni sia nel facilitare la sospensione dell’utilizzo dei sonniferi.
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